Sunday, December 03, 2006

Ricercatoro Seduto.



Riporto con somma amarezza dal sito dei ChainWorkers.

"Licenziare i precari per ridurre il precariato non sembra essere
una proposta di sinistra, sfortunatamente è contenuta in una
disposizione della finanziaria, confermata nel maxiemendamento.
Infatti una disposizione impone che negli enti pubblici, e in
particolare negli enti di ricerca, la spesa per contratti a tempo
determinato e co.co.co. non superi per il 2007 il 40% di quella in
essere nel 2003. Gli effetti di ogni norma devono essere
giudicati dal contesto in cui si applica
. Anche se sono
convinto che sia insensata in generale, mi limiterò a discuterla per
gli enti di ricerca, dove la situazione mi è molto chiara per diretta
esperienza personale. Qui l'effetto principale sarà di ridurre a zero
il numero di contratti rinnovati e di nuovi contratti a tempo
determinato, in quanto la sola spesa per il personale precario non
in scadenza supera di gran lunga il 40% del 2003 e non ci sono più
margini di manovra.

Infatti una norma del genere potrebbe anche essere utile per
combattere il precariato se gli enti di ricerca fossero liberi di
procedere a assunzioni a tempo indeterminato; tuttavia questo
non è: un altro articolo della finanziaria pone dei limiti molto stretti
sulle nuove assunzioni che, a parte interventi straordinari, sono
proporzionali ai pensionamenti e possibili solo a partire dal 2008.

Limitare contemporaneamente sia i contratti a tempo
indeterminato sia quelli a tempo determinato e co.co.co.,
implica necessariamente dover licenziare gli sfortunati
precari il cui contratto scade nel 2007
(in alcuni enti di
ricerca - per esempio nel Cnr - molti precari il cui contratto scadeva
nel 2006 sono stati più fortunati in quanto hanno avuto il loro
contratto prorogato, il 30 dicembre del 2005, per altri cinque anni,
senza nessuna valutazione di merito, per evitare gli effetti di
un'analoga norma contenuta nella finanziaria 2006, che riduceva
la percentuale al 60% del 2003).

Non rinnovare i contratti in scadenza è particolarmente grave negli
enti di ricerca, dove esistono molti contratti fatti per due anni
rinnovabili per altri due e il rinnovo è sempre stato, a meno di
inconvenienti gravi, un fatto del tutto formale. Non parliamo poi
dei ricercatori più giovani, cui questa norma sbatte la porta in
faccia per diversi anni in quanto le poche assunzioni a tempo
indeterminato sarebbero monopolizzate dai colleghi più anziani.

Si tratta dunque di una norma folle, che non comporta nessun
risparmio in quanto non incide sul bilancio totale a disposizione
degli enti ma ne vincola in maniera irragionevole l'utilizzo; questa
disposizione deve essere semplicemente eliminata: è una delle
tante eredità funeste del governo Berlusconi che l'attuale governo
esita a cancellare e che a volte peggiora.
In un qualunque paese ragionevole, prima di proporre una norma
del genere sarebbe stato eseguito uno studio dettagliato
degli effetti, dei vantaggi e degli svantaggi di un tale
provvedimento
per decidere se la percentuale più opportuna
sia il 40% o per esempio il 75%. Questo studio non è stato fatto,
la percentuale è stata scelta in maniera del tutto arbitraria
dall'ignoto estensore della norma, ignorando i problemi reali.

È triste dover osservare che molti provvedimenti di questo
governo si basano su percentuali scelte in maniera cervellotica,
indipendenti dal dominio concreto di applicazione, come per
esempio il taglio del 20% dei consumi intermedi, il taglio del
12,7 % delle spese ministeriali, disposizioni da applicare in maniera
uniforme a tutti i settori della spesa pubblica senza distinzioni di
comparto e senza entrare nel merito. Il governo si limita a dare
i numeri. Un vecchio slogan del '68 diceva «l'immaginazione al
potere». Sembra che ora questo sogno si stia realizzando, ma sotto
forma di incubo."

Giorgio Parisi - Docente di fisica teorica
Università di Roma La Sapienza

Delegittimiamo questa gente ragazzi, fate in modo di essere ognuno
una scintilla per accendere il fuoco della rivoluzione. Perche` non
esistono grandi rivoluzioni. Ognuno di noi deve cercare di
rivoluzionare il proprio microcosmo, partendo da se` e cercando
di allargarci alla gente che ci circonda.

Io non voto. Un po` di dignita` ancora mi e` rimasta.

d.

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